La Cina è vicina. Ma soprattutto la Cina si candida a diventare la più grande superpotenza anche in campi dove il vecchio mondo e l'Italia in particolare continuano a difendersi solamente forti di vecchie glorie del passato. Tra questi, la moda.

Dagli anni '80 in poi, con la morte di Mao e la fine del rigido statalismo, la Cina ed i suoi miliardi di cittadini, come veniva ben descritto pochi anni fa su D di Repubblica, nella moda hanno visto dapprima un'esplosione di colori ed eclettico caos ed oggi stanno raggiungendo livelli di maturità e capacità di autodeterminazione degni di nota. Gli anni '90, quelli per intenderci dei cinesi che venivano qua per copiare, la rinnovata condizione di semilibertà in un regime dittatoriale e la voglia di riscatto sociale fecero esplodere nel grande continente una moda povera ma totalmente colorata, audace, eclettica e dallo stile discutibile. L'ostentazione di libertà occidentale creava un guazzabuglio di stili che non riuscivano certo a farsi invidiare da chi ancora dominava e dettava i trend del settore. 

Oggi, che la condizione cinese è più matura ed una piccola parte di quel popolo è riuscita ad arricchirsi talmente tanto da poter entrare di diritto in quella fetta di mondo globetrotter che si sposta per un vernissage a Parigi, una sfilata a New York e una cena di gala a Milano, qualcosa sta cambiando. Da alcuni anni la moda cinese crea un proprio stile, più iconico e strutturato, in grado di attingere da quello che succede nelle grandi case europee o americane, ma di interpretarne le tendenze secondo un suo stile ben preciso. Lo stilista cinese è un personaggio di nicchia che si è formato in accademie in giro per il mondo, ma vuole cercare di farsi riconoscere in quella patria che oggi rappresenta il mercato potenziale più grande al mondo. 

Al di là di tante riviste di moda che ormai da anni sono presenti ed hanno loro prodotti editoriali tradotti in cinese, come Vogue o Elle, anche sulla scena del magazine indipendente il fermento è tanto.

In questo mondo, nel nostro assortimento abbiamo voluto e cercato un prodotto editoriale indipendente che potesse avere una sua riconoscibilità in questo mercato così particolare. E lo abbiamo trovato in Rouge Fashion Book. Prodotto biennale prossimo alla pubblicazione della sua quarta edizione, scritto in inglese e cinese mandarino ma in gran parte costituito da fotografie, e definito MOOK (Magazine è Book) dai suoi stessi autori. Nel nostro video ne potete pregustare la particolarissima apertura a 3 ante tenuta assieme da una fascia elastica nell'edizione numero 3 attualmente disponibile sul nostro catalogo.

Rouge, con 9.200 copie vendute in tutto il mondo ogni 2 anni (dati forniti da Rouge Fashion Book nel proprio media kit), è riconosciuto anche da molta stampa internazionale come uno dei prodotti di culto nella moda cinese. Come dichiarano i suoi stessi editori, è servito un escamotage per riuscire a pubblicarlo anche in Cina evitando la censura editoriale applicata anche dall'attuale Governo. In particolare, Rouge viene pubblicato in mandarino e in americano, con il codice ISBN internazionale, che permette al magazine di essere distribuito in Cina ma soltanto in alcuni punti speciali autorizzati alla vendita di materiale editoriale straniero. 

Sfilata la fascia elastica che lo chiude e aperta la copertina, all'interno si trovano 8 editoriali e 2 cover story sul tema dell'edizione. Inoltre ogni uscita presenta due advertorial, ovvero una presentazione di prodotti accompagnata da una dettagliata disamina giornalistica su questi. In questa edizione gli advertorial sono stati prodotti in collaborazione con Gucci (la precedente edizione vedeva una collaborazione con Chanel).

Rouge è un punto di riferimento nel mondo della moda luxury ed aspira a diventare un oggetto di culto oltre che nella moda e nell'arte della moda. Scorrendo la lista di chi vi è dietro, dal più giovane designer della New York Fashion Week Calvin Luo (Creative Director), a Dora Fung Market Director che prima ricopriva questo ruolo in Yahoo Style, fino ad arrivare all'Editor in Chief Lily Chou, formatasi in varie accademie di moda americane, ci sono i presupposti perché Rouge diventi un vero e proprio oggetto di culto nel mondo della moda e non solo. 

24 marzo 2019 — Dario Gaspari

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