Profane n.19

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Profane è una rivista indipendente francese che si muove tra arte e collezionismo e si contraddistingue per una grafica davvero sperimentale.
Profane ha un solo hobby: il dilettante, artista o collezionista, principiante o esperto, fervente ammiratore o creatore nel tempo libero.
Profane ha un credo: osservarlo, vederlo evolvere, avvicinarlo nel suo ambiente, mettere in discussione la sua pratica, da solo o in gruppo, sondare la sua passione segreta o la sua produzione privata.
Profane presenta un eroe ricorrente piuttosto che una disciplina e lo accoglie come ospite.
Profane parla di chi ama fare le cose, di chi trova un senso nella bellezza del gesto, lontano dagli spalti ufficiali.

Lingua: inglese
Dimensione: 15,6 x 23 cm
Numero di pagine: 242

ISSUE 19

Profane può essere immaginato come un ponte, unito nello sforzo di collegare storie, racconti, esperienze, percorsi, modi di essere e di fare. Un ponte che conduce a isole forgiate dal desiderio. Una visione che scelgono di custodire, soprattutto in questi tempi di chiusura, negazioni, fratture e separazioni. Quella di un arcipelago in continuo mutamento, vivo e pulsante.

Uno spirito insulare attraversa questo numero. L’evocazione di vite vissute su isole, dalle Cicladi alle Baleari, contribuisce a creare questa atmosfera. Un felice caso ha portato verso questi luoghi lontani, capaci di incarnare un ideale e di favorire la creazione di rituali personali, una forma di distacco sovrano dal grigiore del continente. Qui si respira un po’ di libertà.

Tre temi sparsi tra le onde delle rubriche: forse troppo pochi per accendere un faro, eppure emerge una domanda: che cos’è un’isola? Può esserlo la superficie di un ring, con un soppalco trasformato in atelier di pittura, dentro una palestra di boxe di quartiere? Oppure il perimetro senza mura della prima scuola Freinet a Vence, con la sua pedagogia libera e alternativa? Forse un semplice foglio bianco di carta? O il periodo del confinamento, quando è stato propizio all’esercizio dell’immaginazione, sia essa scultorea o cinematografica? Può essere un promontorio come un albero per gatti? O ancora una casa, ricca di passato, pronta ad accogliere una nuova abitante?

Tutto ciò che ha confini visibili, all’interno dei quali è comunque possibile coltivare una forma di libertà – ed è questa la condizione essenziale – potrebbe far parte di una grande famiglia insulare. Una famiglia loro, che li chiama e verso cui tendono.