Di Camilla Braghiroli

A pochi mesi dal festival, l’open call si manifesta sui social. Il sipario si apre. Il confine che divide spettatori e personale di scena viene momentaneamente annullato. Così, poco prima dell’inizio dello spettacolo, mentre fuori dal teatro fedeli frequentatori si dirigono alla biglietteria e passanti incuriositi si avvicinano a leggere i manifesti, personalità attive e versatili, vengono accolte sul palco ad interpretare per qualche giorno la parte degli attori.

Animati da una stimolante curiosità e un’energica tensione verso la dimensione degli addetti ai lavori, i volontari sono le arterie di quel complesso organismo che è un festival. Se la vitalità linfatica è garantita dalla presenza di talentuosi espositori, che ogni anno propongono progetti visionari e ricercati, sicuramente un polo magnetico per il pubblico, sono le mani dei volontari a coadiuvare l’allestimento e ad assistere gli organizzatori sovraccarichi di responsabilità. 

Foto di Iacopo Spreafico

L’accesso al mondo degli operatori del settore viene vissuto con l’entusiasmo di poter sbirciare i meccanismi che reggono in vita un articolato sistema vascolare a cui ci si è sempre approcciati da osservatori esterni. Eppure prendere parte a qualcosa di più grande di sé non spaventa affatto, anzi motiva a plasmare, all’interno di questo, un piccolo spazio, in cui depositare le proprie abilità e competenze, lasciando in qualche modo un eco di sé. Così, la timidezza dei primi passi verso un mondo prima solo ammirato dall’altro lato dello stand, viene presto rimpiazzata da un travolgente senso d’appartenenza. 

C’è un posto per tutti, un’occasione per ogni carattere, un ruolo per ogni talento. Molteplici sono i compiti a cui ci si dedica perché, come è facile immaginare, tante sono le attività necessarie al funzionamento di un festival. Ed è proprio così che emerge la poliedricità dei volontari, che, motivati dal fatto di essere immersi in un ambiente vitale, appassionato e creativo, si mettono alla prova, riscoprendosi in capacità nuove.  

Foto di Iacopo Spreafico

Dal fondo della sala talk o seduti in disparte nell’area workshop, o ancora, dal lato di qualche stand, con il braccio allungato intento a sfogliare il nuovo numero del proprio magazine del cuore: da ogni punto si può apprezzare quel sapore effervescente tipico degli eventi culturali. Il confronto ravvicinato con gli editori, le brevi ma curiose conversazioni con il pubblico e, non meno, gli scambi di idee con gli altri volontari, contribuiscono a generare un sottobosco creativo in cui si respira freschezza e novità. 

E quando le riviste, le poche rimaste, ritornano nelle loro scatole? Cosa succede quando lo spettacolo finisce, la scenografia viene smontata e il sipario si chiude? Con un po’ di stanchezza e qualche amico in più, ci si toglie il cartellino “Staff”, attraversati dalla consapevolezza e la soddisfazione di essere stati cellule di una creatura assemblata da tante mani diverse. E tra quelle mani c’erano anche le nostre. 

Foto di Iacopo Spreafico e Greta Bassani

 

26 septiembre 2025 — Frab's Magazines Production

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