Genda n.4

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Genda è una rivista indipendente di fotografia che nasce da un intreccio tra cultura occidentale e orientale. Le redazione che lavorano al magazine sono, infatti, due: una di base in Italia, l'altra in Cina ed è proprio dallo scambio di idee e stimoli che nasce un prodotto unico nel suo genere come Genda. 
In ogni numero viene scelto un tema diverso che viene elaborato dalle redazioni, senza risparmiare le dovute incomprensioni del caso, alla base di ogni scambio culturale concreto. Mondi e culture apparentemente diversi e lontani, ma sempre più in avvicinamento, distanti, ma pericolosamente simili, si osservano e si copiano finendo col rigenerarsi. E Genda è il contenitore di questo materiale e il frutto di questa trasformazione.
Il nome "Genda" nasce dalla distruzione occidentale della parola cinese Zhenda - "Davvero?"; è anche il nome del fiore preferito di riti e celebrazioni indù.
La sua struttura simmetrica di lavoro separa le due sfere, occidentale e orientale, che vengono poi ricomposte e ridistribuite attraverso la rilegatura. Genda è un oggetto indipendente e interdisciplinare. Dimostra la presenza delle cose e riguarda l'esperienza. Ogni edizione di Genda contiene prove e manifestazioni dell'impatto del mondo sugli autori.

Tra le sue pagine ci sono lavori fotografici accompagnato da un unico testo, in inglese e giapponese, impresso su carta colorata con inchiostro oro o argento. 
N.B. la sovracopertina di Genta di apre e diventa un bellissimo poster (carta colorata e inchiostro oro/argento che alla luce crea un effetto positivo-negativo). 

Dimensioni: 17x24 cm
Pagine: 136
Copertina: morbida con sovracopertina
Lingua: inglese e cinese

ISSUE 4 - The Violence of the State
Secondo Michel Foucault, “La violenza dello Stato non è altro che la manifestazione irruttiva, in un certo senso, della sua stessa ragione”. Questa edizione esamina
la violenza dello Stato attraverso l’obiettivo di diversi fotografi: Kurt Caviezel, Adam Harvey, Broomberg & Chanarin, Paolo Ciro, James Bridle, Clément Lambelet e Jules Spinatsch. Immagini di folle di manifestanti, polizia militarizzata, nuvole di gas lacrimogeni, maschere anonime, ombrelli come scudo, arresti in strada e violenza nell’ambiente urbano riempiono le pagine.