Di Camilla Braghiroli

缘”, “siamo destinati a incontrarci”. È la frase che, nella tradizione cinese, amici o coppie pronunciano nel momento in cui realizzano la resistenza del filo che le ha legate fino al momento del loro incontro. 

Per il suo decimo anniversario, 1413 Magazine decide di donarci la spiritualità, che, non necessariamente vincolata al concetto di religione, sembra rimanere salda nella cultura orientale, mentre tende a smaterializzarsi progressivamente in quella occidentale. Accecati forse da uno spirito eccessivamente scientista, abbiamo disincantato il reale, dimenticando il conforto che a volte regala la convinzione di una predestinazione. Questo ci vuole trasmettere 1413 Magazine con la sua ottava issue, in cui, con la leggerezza e la freschezza che dal primo numero la contraddistingue, continua a raccontare la cultura contemporanea cinese e le radici da cui muove. 

Yuán, il protagonista di questo numero, è il filo invisibile che collega persone, eventi e opportunità. Non si tratta di un principio rigidamente deterministico: spiana la strada all’incontro, predispone al contatto, ma lascia completa libertà all’arbitrio delle coscienze su cui agisce. Non incentiva quindi all’appiattimento o alla deresponsabilizzazione, ma incita ad ascoltare le proprie sensazioni e seguirle, perché quello che noi abbiamo distrattamente interiorizzato come “sesto senso” in realtà è la briciola di pane, piccola e quasi impercettibile, al limite del sensibile, che conduce a ciò che è compatibile a noi, rispetto al momento di vita che stiamo vivendo. Non è un destino prepotente ma una fertile possibilità. 

Yuán è a tutti gli effetti realismo magico. Con questo principio, il magazine racconta le radici della cultura a cui appartiene, e lo fa allo stesso tempo in modo divertente e orgoglioso, fiero di essere generato da una cultura che ancora ama credere a ciò che non vede, ai fili invisibili che ci interconnettono, rendendoci tutti più vicini di quello che potrebbe sembrare. 1413 Magazine è il risultato di una cultura che ha saputo mantenere duttile, malleabile il campo della plausibilità e in esso accomodarsi, senza mai restringerlo in nome della scienza. 

Forse infatti ci siamo abituati a chiamare coincidenze, connessione mentale, compatibilità, caso o circostanze, tutto quello che si spostava, anche di pochi millimetri, aldilà della nostra soglia di plausibilità, senza dargli la rilevanza che merita in quanto segno di una connessione. “The last pair of shoes on the shelf fits me perfectly” (“L’ultimo paio di scarpe rimaste sullo scaffale mi sta perfettamente”), scritto su un cartoncino e tenuto tra le mani di un ragazzo immortalato per strada, racchiude perfettamente il senso della issue: forse quelle scarpe sono rimaste fino a quel momento attaccate ad un filo che dall’altro capo culminava proprio nelle mani di quel ragazzo, senza però un visibile collegamento tra le due estremità. 

Racconti illustrati su fortuiti incontri tra estranei, identikit di dei a cui rivolgersi per specifici bisogni, annunci di persone che vorrebbero ritrovare lo sconosciuto con cui si sono velocemente scambiate uno sguardo in metro o che sono semplicemente alla ricerca di una nuova conoscenza. Tra gli editoriali e i consigli per ottenere una camera da letto a prova di fortuna (è forse un caso che proprio in occasione della issue 8, numero simbolo di prosperità nella cultura cinese, si parli di destino e fortuna?), emerge la teoria dei 7 gradi di separazione, secondo cui due sconosciuti sono connessi tra loro da non più di 6 intermediari. Le curiosità non mancano, ma nemmeno gli spunti di riflessione. Questo numero puntualizza infatti che oggi il destino incontra un potente competitor: l’algoritmo. Tra gli skip delle app di incontri e il flusso di video nei “per te” di TikTok, l’algoritmo diventa il principio deterministico dell’era digitale. Nonostante questo, non dobbiamo abbandonarci alla drammatica retorica del declino sociale a cui ci starebbero trascinando i social, perché, come ci ricordano Echo Wu e Lisa Zeng, editrici della rivista, il “business del destino” è un mercato prolifico che da secoli unisce sconosciuti in matrimoni combinati. 

1413 Magazine si riconferma “una lotta di solletico”, come amano definirlo Echo e Lisa, con la cultura cinese, che viene reinterpretata dai loro sguardi giovani e creativi: uno interno e contingente, quello di Lisa, che vive ancora in Cina; l’altro, quello di Echo, esterno ma a tratti nostalgico, spettatore ormai dalla lontana New York. Quello che da una parte si presenta come un simpatico omaggio alle tradizioni e credenze che da sempre animano la Cina, dall’altra è un’opportunità, forse necessaria, per chi ha ancora voglia di credere. È l’occasione per ampliare il proprio spettro del sensibile, spostando l’orizzonte della credibilità a qualche millimetro più in là rispetto a ciò a cui ormai ci siamo abituati.

 

04 ottobre 2025 — Frab's Magazines Production

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