Fino a un decennio fa ne era pieno il mondo. Patinate oppure no, belle oppure no, ma tutte eccitanti, tutte da tenere nascoste tra i vestiti in un cassetto o sotto il materasso, tutte da tirar fuori alla bisogna, accompagnate da quel brivido tra vergogna, eccitazione e paura di essere scoperti, oppure da far girare tra gli amici nei primi sogghigni erotici adolescenziali.
Quasi a esclusivo appannaggio del sesso maschile, quelle delle riviste erotiche è un mondo che ha fatto la storia del porno. Soppiantato solo in minima parte dalle vhs, ma devastato dal porno prêt-à-porter della galassia internet, il lussurioso settore del magazine erotico nasce subito dopo la prima guerra mondiale e viene definitivamente sdoganato da quel genio di Hugh Hefner che negli anni ’50 del secolo scorso con il suo “Playboy” diventa capostipite del genere, tanto da sopravvivere fino ai giorni nostri. Nel mezzo c’è la Storia con la esse maiuscola: ci sono le lotte di genere e la rivoluzione sessuale, il marketing aggressivo e la comunicazione che, camaleontica, cambia pelle in base all’epoca. Ma soprattutto c’è la tecnologia che nel giro di vent’anni stravolge ogni cosa regalandoci interi mondi del porno, da PornHub a YouPorn passando per XNXX, ma portandoci via lui, il giornaletto porno da nascondere alla mamma.

Contro la crisi dell'editoria e del settore del porno d'autore, anche il mondo degli indiemags accoglie il suo stuolo di riviste tutte dedicate all'erotismo. Con fotografie a metà tra l'arte e la moda, magazine come Carnale, Extra Extra, Fluffer e altri che potete trovare QUI, ridefiniscano i confini della pubblicazione erotica ed eccitano tutti i sensi, a partire dall'occhio allenato alla ricerca del bello. 

Uno dei progetti più interessanti in questo senso è Ossì, trasposizione onomatopeica di uno dei più classici gemiti emessi tra le lenzuola, e fra le sue pagine intrise d’inchiostro fluo, foto spinte ma sensuali e texture psichedeliche, c’è da perdersi a sospironi. “In ogni numero un racconto zozzo da mondi che speriamo esistano davvero e le foto scattate da qualcuno che vorresti ti conoscesse”, recita il retro di copertina dei tre numeri finora pubblicati. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con la sua founder, Alice Sconajenghi, per scoprire come le è venuto in mente, in un’epoca in cui internet ha mandato in crisi i settori dell’editoria e del porno d’autore, di realizzare proprio una fanzine erotica.

Alice, per prima cosa vorremmo da te una definizione schietta di Ossì?
Ossì è un giornaletto porno fatto bene, l’intenzione era proprio quella.

Perché è nata Ossì?
Non so se è capito anche a voi, ma per noi ragazzine degli anni ’90 non era accessibile il mondo dei giornaletti porno, era qualcosa che incrociavi appena, magari di nascosto al parco con gli amici, ma non potevi possedere. Ecco, io desideravo averne uno, ma pur volendo non c’era il modo a meno che qualcuno non riuscisse a trafugarlo ai fratelli maggiori. Restava però qualcosa di veramente distante, non fatto per noi, proibito. Crescendo, visto che questi benedetti giornaletti porno tanto desiderati non si trovano più in edicola, ho deciso di crearne uno io. Poi c’è da dire che mi è sempre piaciuta la narrativa erotica, su cui ho fatto anche la mia tesi di laurea, e mi dispiace vederla relegata al romanzo rosa che spesso adotta un linguaggio terribile, stereotipato e per niente eccitante. Dietro Ossì c’è per prima cosa una dignità letteraria, niente “prezioso nettare” e vigoroso membro” alla cinquanta sfumature per intenderci.

Ogni numero di Ossì contiene un racconto, foto d’autore, artwork e una playlist ad arricchire il tutto. Come scegliete foto e racconto?Esatto, in ogni numero c’è un racconto che commissioniamo a una scrittrice o uno scrittore che non si occupa di questo genere a cui chiediamo di fare un esperimento con il porno. A partire dal racconto cerchiamo foto e fotografo che ci sembra più in linea con la storia, anche se le foto non hanno un rapporto didascalico con il testo, cioè non descrivono il racconto, ma vivono di vita propria. Poi ci sono gli artwork realizzati con foto d’archivio dalla nostra art director Francesca Pignataro. Ci ispiriamo apertamente alle riviste porno degli anni ’70 che, rovistando negli archivi, abbiamo scoperto essere davvero super pop, ironiche e ben fatte. 

Ossì non è una semplice rivista. Con quel suo stile un po’ underground, la stampa in offset, l’odore forte dell’inchiostro, è così bella esteticamente e coinvolgente a livello sensoriale che si eleva a oggetto d’arte e da collezione. Insomma, il contenuto quasi passa in secondo piano. Credi che questo modo di fare editoria, lontano dal rotocalco e dai magazine commerciali, possa portare nuova linfa vitale al settore?
Questa cura e questa attenzione è sicuramente la strada per salvare contenuti validi dal mare magnum di internet in cui tutti i contenuti si livellano e appiattiscono. La carta è quasi una zattera su cui fai salire quelle cose che meritano di essere salvate. Non so se salverà l’editoria, ma sicuramente è una buona strada.

 

Venerdì 8 aprile, alle 19:00, presentiamo nel nostro spazio da Contemporary Cluster il nuovo numero di Ossì. Insieme a noi, a parlare di editoria erotica, ci saranno Alice Scornajenghi, l'art director di Ossì Francesca Pignataro e Valentina Della Seta, autrice dell'ultimo racconto della rivista.

29 marzo 2022 — Anna Frabotta

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