Forse sarebbe stato più appropriato affidare una recensione di Courier magazine a Dario. Per lui economia e business plan sono pane quotidiano mentre io ho letteralmente detestato l’esame di microeconomia ai tempi dell’università e ho l’ansia ogni volta che devo avere a che fare con fatture e numeri. Eppure Courier, pur essendo una rivista dedicata al mondo economico e imprenditoriale, è diventata negli ultimi due anni una delle mie letture preferite. Il motivo è semplice e lo si può intuire già dal suo motto, Work better, live smarter, be happier, ma solo addentrandosi tra le sue pagine è possibile capire il perché del successo di una rivista che non ha bisogno di presentazioni.

Decine di case study, consigli, suggerimenti, storie di creativi e piccoli imprenditori che sono riusciti a trasformare le loro intuizioni nel lavoro che amano sfidando idee convenzionali (e ultra-capitaliste) su come si fa crescere un’azienda, sono alla base del cocktail perfetto che costituisce il magazine.

Courier nasce nel 2013 da un’idea di Jaff Taylor e Soheb Panja proprio per dar voce a una nuova generazione di “imprenditori”, persone che i due founder vedevano trascorrevano la domenica mattina nelle caffetterie di Londra, a discutere d’impresa e modelli di business, ma che non avrebbero mai letto il Financial Times o l’Economist. Quello di cui Taylor e Panja si accorgono, forse prima di tutti gli altri, è il cambiamento tra vecchia e nuova generazione nel rapporto tra attività lavorativa e stile di vita: se le vecchie generazioni misurano il successo in termini di lusso e denaro, le nuove lo misurano in termini di soddisfazione personale, felicità e libertà nel poter fare ciò che si ama alle proprie condizioni e con i propri tempi.

Insomma, il vecchio adagio per cui se ami il tuo lavoro, non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita, sembra sposare bene la filosofia del magazine e la stessa storia della rivista (e del suo fondatore) diventa un interessante case study.
Taylor, infatti, lascia il suo lavoro per fondare quella che inizialmente è una free press di 32 pagine distribuita in bicicletta tra le strade di Shoreditch. Che i consigli che si trovano tra nel suo magazine siano ottimi lo si può capire dal fatto che oggi Courier è a pagamento ed è distribuito in 26 paesi nel mondo con circa 80.000 lettori.

"Courier non riguarda davvero gli affari, ma le persone” - afferma Jeff in un podcast – “e la quantità di creatività e ingegnosità mostrate in ogni numero è sufficiente per far venire ansia (di fare) a chiunque abbia un normale lavoro con timbro del cartellino”.

courier magazine

Ed è esattamente così. Leggere Courier dà un’energie difficile da descrivere a parole perché è ciò che di più lontano dalle parole esista: è voglia di mettersi subito in gioco e poco importa se si tratta di aprire una gelateria, lanciare una start up, avviare una palestra, entrare nel business della canapa (legale) o fondare un’etichetta discografica, Courier è per tutti e parla a tutti, non solo (e forse per niente) ai grandi imprenditori o agli esperti di economia e finanza.
Ogni numero del magazine è tematico, ma non importa quale sia il focus del tuo “sogno nel cassetto”, perché ognuna delle storie contenute nella rivista è stimolante e ha qualcosa da insegnare. Successi, fallimenti (che forse sono quelli da cui si impara di più), idee bizzarre e idee di tendenza, innovatori, tutti e tutto trova brillantemente spazio in questa rivista dal taglio fresco e dalle idee chiare.
Oltre al magazine, ogni anno la redazione di Courier pubblica un libro speciale, gli ultimi due sono una guida su come si avvia e costruisce un business con tanto di esercizi pratici da svolgere, e una raccolta di “100 modi per guadagnarsi da vivere”.

Il nuovo numero rientra sicuramente fra quelli che ho amato di più perché tutto dedicato a uno dei settori in cui è notoriamente più difficile fare business: quello della cultura e della creatività.
Così, tra le pagine di questa edizione, trovano spazio le tendenze che si stanno affermando, come quella degli influencer digitali, della moda sostenibile o l’hype dei modelli di business basati sullo streetwear. Accanto ci sono storie di vita (la coppia che si trasferisce dalla California a Vienna per aprire un concept store è indicativa di come si possa davvero fare tutto nella vita) e spiegazioni su come monetizzare la propria creatività sui social e off line. Utilissima è la sezione “workshop” con consigli su come costruire una strategia di prezzo e un portfolio prodotti, come selezionare il proprio team, cosa deve includere il contratto che un creativo free lance dovrebbe sempre far firmare ai suoi clienti prima di avviare un lavoro, come scegliere la banca giusta e, ancora, la guida step-by-step agli aspetti finanziari del proprio business, con quelle indicazioni e quei consiglio che tutti avremmo voluto avere quando abbiamo avviato la nostra attività. 

Courier è, in poche parole, la rivista d’ispirazione ed economia più pratica che io conosca, una delle poche in gradi di offrire un aiuto concreto a chi sta trasformando la propria idea in qualcosa di grande.

 Courier magazine

31 ottobre 2021 — Anna Frabotta
Tag: recensioni

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