Cartography n.11

267,00 kr

Una rivista di viaggio e un diario di viaggio. Forse sarà il grande formato, ma chi fa viaggi per emozionarsi e non tanto per mettere bandierine ha trovato lo strumento giusto per prendere ispirazione e anche per scovare posti magnifici. 
Cartography è una rivista indipendente italiana dedicata alla cultura del viaggio. Ogni numero non ha tempo e racconta tre diverse destinazioni nel mondo vissute dai suoi autori sulla propria pelle attraverso fotografia documentaristica, testi e itinerari giornalieri.
È un modo per prendere ispirazione e per prendere la strada di posti lontani con la mente. Ma poi, se decidete di andarci veramente e vi fate convincere dalle foto struggenti, questa rivista vi racconta per filo e per segno dove andare e come andarci tramite un diario di viaggio preciso, dettagliato e meticoloso che vi aiuterà a costruire le tappe del vostro vero viaggio. 
Paola Corini e Luca De Santis da Milano pubblicano due volte l'anno questo capolavoro a metà tra documentario e diario di viaggio. Disponibili su Frab's diverse edizioni per raccontare posti magnifici e senza tempo. 

Lingua: Italiano e inglese
Dimensioni: 24,5x33,5
Numero di pagine: 215
Copertina: morbida

ISSUE 11 - UZBEKISTAN, DA MILANO A BEZAU, MESSICO
In questo numero:
PRELUDIO CELESTE. NELLO STUDIO DI ANSELM KIEFER CON VINCENZO TRIONE
Cammini, ed è come perdersi tra i sogni e le intenzioni di un pittore. In Croissy si coglie il senso di quella che resta la nostra condizione ineliminabile, quasi ontologica: la nostra condanna a essere nel progetto. La vita di ogni persona è sempre segnata da quella tendenza a progettare, discutere, cancellare, rivedere e rielaborare ipotesi, che conduce a una dimensione parallela ed eterogenea, sconnessa e fuori sincronia con il normale scorrere del tempo. Sono esercizi di pre-visione, che ci allontanano dalle tentazioni del finito e dagli obblighi della comunicazione. Proposte che mirano a cambiare il ritmo lineare del mondo, annunciando un futuro possibile, diverso.

FIAMMA UZBEKA. RACCONTO DI LUCIE AZEMA CON FOTOGRAFIE DI HASSAN KURBANBAEV
Questo è il paesaggio che mi ha attratto come un amante dell'Asia centrale. Ricordo le lezioni di geografia a scuola quando dovevamo colorare di blu i mari, di rosso le montagne, di verde la savana e… le steppe? Hmm, di che colore? Giallo forse. La mia fantasia ha dipinto le steppe con un grosso pennello giallo. A quanto pare, non ero così lontano. 

LUCIE AZEMA IN CONVERSAZIONE CON VALENTINA PIGMEI SUI SIGNIFICATI DEL TÈ 
Parte del bagaglio naturale del tè è l'euforia dell'avventura e dell'incontro, ma paradossalmente viene bevuto nei momenti di calma, seduti, sospesi nel tempo. L'avventura non è un movimento continuo nello spazio; devono esserci dei riposi, delle oasi. Possono esserci dei momenti più difficili, delle pause non previste. È così che il tè racchiude la storia della nostra umanità; ed è questa tensione tra nomadismo e sedentarietà, con cui tutti dobbiamo confrontarci, che ho voluto esplorare in L'usage du thé .

ANNA BOGHIGUIAN IN CONVERSAZIONE CON FRANCESCA VERGA (SULLA CREAZIONE)  
[Se esaurisco le immagini] vado nel luogo in cui si è verificata la situazione. Vado a vivere la situazione, non con l'immaginario ma nel regno del reale. Oppure cerco un ambiente che sia in qualche modo simile alla situazione letta nel testo. Ad esempio, se qualcuno parla dell'oceano e non ci sono più immagini nella mia mente, vado fisicamente verso l'oceano e lo guardo. Poi ottengo più immagini e cosa disegnare mi diventa più chiaro. 

NIENTE PIÙ CHE ESISTERE. RACCONTO DI ACHILLE FILIPPONI CON FOTOGRAFIE DI LUCA DE SANTIS
Non poggiano a terra. Qui le case sembrano uscire dalla terra, come se all'asse verticale di una croce appuntita mancasse il pezzo orizzontale per completarla. Dall'esterno hanno gli occhi. Lucernari. Sono coppie. Se sei dentro, non ti proteggono. Se sei fuori, ti osservano. 

IL GIARDINO DEI PIXEL. VIAGGIO ATTRAVERSO I MOSAICI DI TIVOLI DI LUCA TREVISANI
In fondo, niente di nuovo sotto il sole nell'eterno discorso della realtà e di come questa viene rappresentata. Ma i pixel sono solo l'ultimo, più fresco aggiornamento di un paradigma antico come il mondo, l'arte di creare immagini combinando piccoli pezzi, organizzando e componendo disegni frammentati in disposizioni messe insieme in rigoroso ordine. Un pixel è una macchia discreta di colore e luce, situata all'intersezione di una riga e di una colonna, proprio come nell'uncinetto, o nel punto croce, o come una tessera in un mosaico antico, o come si pensa vedano le mosche, con i loro riflettori composti sono costituiti da migliaia di minuscole lenti, ciascuna delle quali cattura un angolo parziale e preciso dello spazio circostante.

L'ETICA DEL VIANDANTE DI UMBERTO GALIMBERTI 
A differenza dei viaggiatori che, anche quando si recano in un luogo diverso, non escono mai dal loro mondo abituale e, quindi, dalle loro abitudini, il vagabondo ci invita ad esporci all'insolito, dove è possibile scoprire, ma solo per una notte o un giorno, come il cielo si estende su quella terra, come la notte svela costellazioni sconosciute nel cielo, come la religione raduna le speranze, come la tradizione fa un popolo, la solitudine un deserto, l'iscrizione una storia, i fiumi un meandro, la terra un solco, in quel rapido susseguirsi di esperienze del mondo che sfuggono a ogni tentativo di fissarle e di disporle in una sequenza ordinata. Perché gli erranti sanno, al di là di ogni progetto, che la totalità è sfuggente, che il non senso contamina il senso, che il possibile supera il reale e che ogni progetto che tenta di comprendere e abbracciare il tutto è follia.  

UN FRAMMENTO. RACCONTO DI DAVIDE COPPO CON FOTOGRAFIE DI DELFINO SISTO LEGNANI 
Trascorre un'ora e mezza a cercare nelle colonne la nicchia giusta in cui inserire il suo pezzo. È color mattone e le colonne sembrano le stesse. E poi cosa farebbe? Niente, si dice, è solo per rimettere un pezzo al suo posto. Dopo tutti quegli anni, dopo migliaia di chilometri, dopo tutti quei ricordi. Non riesce a trovarlo. Fa un caldo torrido e ci sono turisti tutti vestiti di bianco, che cantano e suonano i tamburelli e salgono sulla Piramide del Sole. Deve arrendersi.

LUCI NEL CIELO DI FERNANDA MELCHOR 
Continuavo a pensare a quanto fosse una fortuna che Veracruz fosse fuori dal sentiero della totalità, perché sapevo che non avrei potuto trattenermi dal guardare quel conturbante sole nero, e che il suo bagliore intenso probabilmente mi avrebbe sciolto gli occhi come cera, o almeno questo è quello che immaginavo.