Rab-Rab
“The only lesson from which there is no returning back is the lesson of antagonism”, (Alain Badiou)
Rab-Rab è una rivista indipendente dedicata alla relazione tra politiche e arte, ma anche una piattaforma che supporta, raccoglie, discute e diffonde le esperienze di persone che vogliono organizzarsi contro il capitalismo, il nazionalismo, lo sciovinismo e tutti gli altri tipi di ideologie reazionarie.
In aperta controtendenza rispetto agli operatori culturali che si sostengono esclusivamente grazie a sovvenzioni istituzionali, con quanto ne consegue a livello di produzione artistica, Rab-Rab vuole portare a galla il carattere contraddittorio proprio del linguaggio dell'arte.
"Non vogliamo nascondere la nostra soddisfazione per il fatto che lavori che affrontano questioni politiche (come la brutalità dello stato fascista, la questione della forza degli apparati statali, il potenziale emancipatorio delle rivolte urbane, l'indispensabilità delle lotte di classe e altri argomenti che frequentano nei contributi della rivista) sono sia formalmente che concettualmente più ricche delle opere "formali" che accettano la banalità delle ideologie capitaliste quotidiane come unico fatto del loro lavoro. Quello che vogliamo rendere esplicito è che la politica (leggi la politica delle lotte di classe) arricchisce la forma, ma anche che le contraddizioni formali delle produzioni artistiche sono inseparabili dalle implicazioni che risiedono nel campo extra-artistico. Per fare un passo avanti è possibile affermare che le lotte di classe nell'arte sono forze elementari e onnipresenti che non possono essere precluse nel misticismo delle esperienze liberali. La nostra posizione è che le novità delle forme artistiche nascono da queste coercizioni".
ISSUE 6
In questo numero si parla della risonanza politica che può avere la musica, di letteratura femminista, della rappresentazione nel cinema delle ingiustizie sul lavoro. C'è poi un saggio che affronta il tema della prevalenza di ideologie conservatrici nell'arte contemporanea.
Come supplemento a questo numero, trovate un inserto con la prima parte della traduzione inglese delle recensioni di Walter Benjamin dell'epistolario tra Lenin e Maxim Gorky. Tradotta da Esther Leslie, il testo di Benjamin ritrae un Lenin diverso, la cui vita personale non è distaccata dalla sua politica rivoluzionaria.