inCf magazine n.1

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inCf, acronimo di "in chief", è una nuova rivista indipendente italiana di arti visive.
La particolarità del magazine, da cui deriva anche il suo nome, è che ogni numero è affidato a un diverso editor in chief che propone il tema dell'edizione che cura e con il quale la redazione definisce la linea editoriale e sviluppa i contenuti.
Il primo numero è diretto da Luca Santese, fotografo e co-fondatore del collettivo Cesura insieme a due editor at large, Nicola Patruno e Nicola Turrini. Con loro Santese hanno scelto di affrontare il tema dei Recording-Based Media, ovvero quei dispositivi tecnici che hanno la capacità di fissare su uno specifico supporto un fenomeno visivo e/o acustico e, conseguentemente, di riprodurlo in modo potenzialmente infinito.

Numero di pagine 158
Dimensione: 230 x 310 mm
Lingua: italiano e inglese

ISSUE 1
Il primo numero di inCf, curato da Luca Santese, approfondisce l’impatto artistico, culturale e sociale che i dispositivi di archiviazione e riproduzione multimediali hanno avuto nel passato, nel nostro presente e le prospettive future che lo sviluppo tecnologico ci offre.
Sono stati esaminati progetti come Scarti del duo artistico Broomberg e Chanarin, la grande opera di archiviazione di Ando Gilardi attraverso la Fototeca Storica Nazionale, la multi realtà sonora della label indipendente ArteTetra e le possibilità della Computer-generated imagery del progetto Sturm&Drang sviluppato dalla Fondazione Prada in collaborazione con ETH di Zurigo. La parte centrale ospita i risultati della residenza di giovani fotografi curata da Luca Santese e due suoi progetti inediti e infine la redazione di inCf riflette sulla rappresentazione del reale attraverso i lavori degli artisti visivi Alex Valentina, Sara Scanderebech e Daniele Villa Zorn.


"Ricevuto l’incarico da editor in chief per il primo numero del magazine, ho proposto alla redazione di impostare il lavoro in modo collettivo, integrando nel progetto Nicola Patruno, curatore, ricercatore indipendente e fondatore dell’art hub Jergon a Berlino e Nicola Turrini, ricercatore in filosofia teoretica presso l’Università di Verona.

Fin dai primi incontri è emersa la necessità di impostare il numero come uno spazio condiviso di confronto teorico e di sperimentazione, indirizzando la scelta del tema su un ambito che fosse il più possibile inclusivo e che potesse contribuire alla riflessione contemporanea in fotografia. In seguito a un confronto sul lavoro di ricerca, che Patruno e Turrini stanno attualmente sviluppando, i curatori hanno proposto di impostare il numero sui Recording-based Media (RBM), definizione coniata da Turrini nella sua monografia dedicata al pedagogista francese Fernand Deligny e che include tutti i media in grado di “registrare” su un supporto un evento sonoro o visivo che potrà poi essere riprodotto e archiviato. Data la natura cartacea della rivista, si trattava di declinare questo vasto contenitore nell’ambito delle arti visive, con particolare riferimento alla produzione fotografica, ma senza tralasciare alcune riflessioni nell’ambito del sonoro. Il mio compito come editor è stato quello di coordinare la scelta e l’organizzazione dei contributi che il gruppo di lavoro ha individuato. Guidato dall’intenzione di dare forma a un magazine capace di essere uno strumento di studio, in cui i contenuti possano nel complesso contribuire alla riflessione e alla sperimentazione in fotografia di chi ancora sente la necessità che la produzione di un’immagine e la sua fruizione debbano avere tempi e modalità differenti da quelli di un tweet, una story, o uno scroll", Luca Santese, editor in chief inCf n.1