Perché una rivista cartaceo oggi? È la domanda che mi sento fare più spesso e che, io stessa, faccio sempre a chi decide di pubblicare una rivista. La risposta forse può sembrare scontata, eppure se consideriamo le risorse necessarie a realizzare le pagine che amiamo sfogliare, leggere e sfogliare ancora, la scelta di realizzare un magazine non digitale può apparire folle.

Vi abbiamo già raccontato nel dettaglio le spese che chi muove i suoi passi nel mondo dell’editoria periodica deve prepararsi ad affrontare, eppure le riviste di nicchia continuano a prosperare e ogni giorno assistiamo al lancio o al rilancio di titoli pronti ad arricchire le nostre librerie.
I motivi sono diversi e ogni tanto ricordarli fa bene, a promemoria di come la morte della carta stampata sia una delle più sfortunate profezie della storia, pensate che se ne parla addirittura dal 1894, quando Octave Uzanne e Albert Robida diedero alle stampe (ironia della sorte!) la storia illustrata La fin des livres.

Insomma, per nostra fortuna la carta stampata è viva, così come lo sono i magazine di nicchia, e lo è per le sue qualità intrinseche, ma anche per quelle che potremmo definire qualità emotive e relazionali. La carta è tangibile, resta nel tempo, coinvolge più di un senso, crea un dialogo sempre diverso tra testo e immagine, gioca con la sua forma, costringe alla lentezza e alla riflessione, ma è anche in grado di generare relazione.


Sono queste le motivazioni che negli ultimi due anni ci hanno dato i tanti a cui abbiamo chiesto: “qual è il senso di un magazine cartaceo oggi?”. Le interviste complete le trovate sul nostro Frab’s Journal, ma qui vi lasciamo la risposta a questa domanda chiave, che sia stimolo e ispirazione.

 

“Per noi la carta è un’esigenza, è un mezzo di comunicazione fisico che non viaggia attraverso pixel e scroll infiniti in un’applicazione, il magazine è un oggetto da toccare, conservare, di cui sentire il profumo, è un’esperienza multisensoriale a cui uno schermo non può in alcun modo arrivare”
Jesy Moliterno e Uliana Sgura, Bloody Mary 

“Il magazine è un prodotto senza tempo che vediamo eterno nelle librerie dei nostri lettori. In un mondo dove ormai tutto è digitale e momentaneo ci piace pensare che Mulieris sia un progetto permanente, stampato su carta e conservato con amore”
Greta Futura Longianni, Sara Lorusso e Chiara Cognigni, Mulieris magazine 

Per me il senso di un prodotto cartaceo è cento rispetto allo zero di un prodotto digitale. Ho iniziato a collezionare fanzine e libri di immagini fin da bambino e per me sono essenziali perché se non avessi una controparte fisica non riuscirei a trarre ispirazione
Marco Nicotra, Bolo Paper

“La componente fisica della narrazione è fondamentale tanto quanto la storia stessa: i materiali scelti veicolano significati precisi e sono chiari rimandi meta-narrativi”
Giovanni Cavalleri e Zeno Toppan, Quanto

“Sentiamo la necessità di un percorso lento, ragionato e costruito con il tempo e la carta è il mezzo per eccellenza per rendere fisicamente la lentezza. Inoltre ora - ancor più di qualche anno fa - chi decide di seguire la strada del cartaceo lo fa cercando l’eccellenza. I libri e in particolar modo le riviste cartacee di un certo tipo, sono mediamente bellissime e curate in ogni aspetto”
Agnese Porto e Giammaria De Gasperis, Rvm Magazine

Vidia: “Penso che la rivista (o in generale la carta stampata) sia anche il pretesto per incontri, sia un oggetto che donato/imprestato/condiviso/consegnato apre a conoscenze e rapporti. Con una rivista fatta tutta in digitale l’elemento relazionale mancherebbe del tutto”
Maria: “La sua natura di oggetto grafico è parte integrante del contenuto della rivista e della sua natura di progetto”
Robida Magazine

“Ha senso per creare uno storico, qualcosa che resti. Il nostro è un progetto di archivio di storie che succedono nel presente ma che, ovviamente, si rivolgono al futuro. Vogliamo raccontare Milano nel tempo e la carta e l’unica cosa che dura”
Sebastiano Leddi, Perimetro

“Stiamo vivendo in un mondo sempre più veloce, dove il tempo di creazione, fruizione e diffusione dell’oggetto materiale è diminuito. Noi abbiamo sentito l’esigenza di rallentare, e pensiamo che sarà un'esigenza sempre più condivisa”
Eki magazine

“Sono una bibliofila, letterata, che ama infilare il naso dentro ai libri antichi e nuovi, farmi suggestionare dal profumo della carta ed inseguire gli eroi che la popolano. Inevitabile scegliere la forma del magazine cartaceo”
Antonella Pescetto, Orlando Tales

“Anche se non siamo immuni al fascino dell’oggetto editoriale in quanto tale, il vero motivo è che, secondo noi, il formato del libro (o in questo caso della rivista) sia la tecnologia migliore per fruire dei racconti lunghi, come li vogliamo in MANARÒT”.
Il team di Manaròt

“Siamo da sempre affascinati e grandi sostenitori dei progetti cartacei: il libro come oggetto, ma anche come mezzo di comunicazione e soprattutto di espressione”
Il team di Archivio Contemporaneo

 

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18 marzo 2022 — Anna Frabotta

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