Discontent - I temi politici nel mondo indipendente
Il magazine indipendente come forma di espressione e divulgazione sui diritti sociali è uno strumento ampiamente utilizzato. Diritti civili, femminismo, libertà individuali, la carta stampata più bella sa produrre autentici capolavori che ci piace definire molto "Frab's". È invece ancora molto difficile trovare progetti editoriali di qualità che parlino di un tema così poco in voga come la politica. Troviamo testi accademici, altri smaccatamente di parte o le riviste più mainstream ancora ben lontane dal mondo indipendente che piace a noi (e, diciamocelo, sempre meno sul pezzo).
In questo spazio ancora poco esplorato, tra le poche riviste degne di nota ad oggi annoveriamo Ossigeno, Menelique e Jacobin. In questi mesi se ne è aggiunta un'altra, della quale vogliamo parlarvi, che fa breccia su temi caldissimi proprio in questi gironi e soprattutto riesce a concentrarsi su una precisa area geografica in un modo molto interessante.
Si tratta di Discontent: una rivista realizzata da cittadini mediorientali sparsi per il mondo, con la sede ed il cuore in Libano, Egitto e Palestina. Un magazine al suo esordio che fa una promessa molto interessante, che abbiamo trovato perfettamente mantenuta quantomeno nel primo numero: occuparsi dei tumulti umani e sociali del Medio Oriente. Dentro c'è molto di quello che conosciamo, pur non avendolo vissuto, delle riviste di lotta politica degli anni '70 delle quali anche in queste zone ferveva la produzione. Troviamo una narrazione vera, concreta, reportage di quello che accade in queste terre, ma anche introspezioni e racconti umani profondi e utilissimi a narrare il cuore e i sentimenti che accompagnano l'instabilità politica.
Ed è proprio il tocco umano ciò che contraddistingue questa rivista: quasi la percepiamo l'angoscia dei narratori principali di ogni articolo, in grado di entrare nei dettagli delle vicende pubbliche tanto quanto un asettico testo storico, senza però dimenticare le emozioni che ogni vicenda porta con sè.
Dietro il progetto c’è l’Editor Iain Akerman, libanese residente nella periferia di Londra, che lo vive un po' come la missione di chi ha dovuto lasciare la propria terra, ma ha trovato un mezzo nuovo per raccontarla. Per farlo si è circondato di tanti che, come lui, vivono in varie zone del mondo pur mantenendo un legame strettissimo con i luoghi in cui sono nati e cresciuti.
Il magazine è fatto di 170 pagine di testi e fotografie. Due in particolare sono quelli che testimoniano l'importanza di questa rivista. Il primo è l’introduzione: il racconto della giovane reporter Dayna Ash che narra le vicende dei tumulti di Beirut del 2019 contro la crisi economica del suo Paese e dell'incapacità politica di arrestarla, della piazza e poi del ritorno nella Beirut di qualche anno dopo, ovvero i nostri giorni, raccontata come un luogo devastato dalla pandemia e da tutti gli indotti che ha interrotto, ma soprattutto dall'inflazione, e dalla povertà dilagante nel Paese. Quello di Dayna è un manifesto alla voglia di lottare che non si interrompe mai, portata avanti nelle proteste pacifiche nella lontana New York dove temporaneamente si è trasferita. Sono proprio i tumulti, la storia e la necessità delle rivoluzioni in Medio Oriente che vengono narrati anche nei successivi reportage e che occupano metà di questa prima uscita.
Terra diversa e nuova voce invece quella di "Meditation in Five Parts" di Hind Shoufani. 30 pagine divise in 5 sezioni che raccontano in maniera molto introspettiva l'attaccamento dell'autore alla sua terra: la Palestina. I testi sono accompagnati da un'efficace selezione di foto d'epoca che rappresentano le stesse memorie narrate nei testi. Un modo utile e molto delicato per sfiorare uno dei tanti aspetti della questione palestinese.
Siamo felici di Discontent e auguriamo lunga vita a questa rivista perchè è in grado di parlare di politica Medio Orientale in modo fresco, ma al contempo intenso, il tutto condito da interessanti scelte grafiche e un’importante ricerca fotografica. È seguendo queste orme che, nel mondo dell'editoria indipendente, le riviste politiche troveranno in futuro un bello spazio di crescita.
Discontent la trovate su Frab's QUI.