FMR n.8

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A quarant'anni esatti dall'uscita del primo numero e dopo una decina d'anni dalla sua chiusura, come una fenice che risorge dalle sue ceneri, è tornata "la rivista più bella del mondo", quell'FMR nata nel 1982 dalla mente di Franco Maria Ricci con lo scopo di dare all'Italia il primato della più bella rivista d'arte che si fosse mai vista. 
Quando nacque, nel 1982, fu accolta con stupore: raccontava le bellezze create dagli uomini in modo nuovo e spettacolare, reso possibile da una veste editoriale che non si era mai vista. Diventò in poco la rivista d’arte più diffusa del mondo.
I tempi sono cambiati, ma lo scopo di FMR resta lo stesso: stupire il lettore con l'eleganze e la bellezza della carta stampata di nicchia regalando un magazine da collezione elegante e dal gusto classico.
La nuova FMR si muove nello spazio e nel tempo senza confini dell’arte, dell’architettura, del design, ove ogni sorpresa, ogni avventura dell’occhio si trasforma in uno stimolo per la fantasia e per la mente.

ISSUE 8
Il Numero invernale esplora il mondo apparentemente inanimato delle cose. Alla collezione di pietre di Roger Caillois, narrata da testi di lui stesso, è accostata quella di Giovanni Pratesi, descritta da Vittorio Sgarbi e Detlef Heikamp; minerali commessi compongono architetture barocche nei paliotti dell’Immacolata di Palermo, di cui scrive Giorgio Villani; Rui Galopim de Carvalho descrive le gemme dei Braganza. I taccuini scritti-illustrati di Orhan Pamuk sono i protagonisti di un articolo di Stefano Salis. E le stoffe sono alla base della pittura di Morris Hirshfield, raccontata da Richard Meyer e da una lettura di William Saroyan.